Aspetti agronomici


La Dieta Mediterranea può essere definita un “modello agronomico innovativo” incorniciando insieme aspetti che riguardano la biologia, la chimica, la fisica, la geologia, la pedologia, l’ecologia, l’economia, la sociologia, l’etica, l’ingegneria, la paesaggistica, la progettazione.
L’applicazione, l’utilizzo e la scelta del modello richiede una conoscenza mirata di metodi e tecnologie volte ad ottimizzare la resa delle colture agendo su diversi fattori produttivi al fine di migliorare la qualità dei prodotti utilizzando tecnologie appropriate che siano compatibili con l’ambiente, economicamente valide e che non arrechino danno alla salute dei consumatori finali.
Parlare di cibo e di alimenti che nutrono, significa, soprattutto conoscerne la provenienza e acquistarne il percorso che li ha portati sulla nostra tavola. Scegliere un alimento ha un impatto sul sistema globale.
Un cibo buono, giusto, pulito e sano è prodotto da una “Agronomia” che si fonda su un modello di Identità – biodiversità e tradizione – Salute e Sviluppo sostenibile, etico e ambientale.

Approfondimenti – Specificità agronomiche della Dieta Mediterranea  
Il settore cerealicolo
occupa una superficie di 982 mila ettari circa con una produzione di 2,6 milioni di tonnellate, sono questi i numeri del settore cerealicolo per Puglia, Sicilia e la Calabria dove il grano duro contribuisce per quasi l’83% del prodotto complessivo, svolgendo, come nel passato, il ruolo di colonna portante dell’economia delle imprese cerealicole.
In tali ambienti, la maggior parte delle aree del seminativo sono caratterizzate da un’ampia varietà di suoli a tessitura argillosa e diffusa presenza di sodio, diversificati per potenziale produttivo e per livello e tipo di degrado, da una piovosità media annua che va da 550 mm (Sicilia) a 650 mm (Puglia); in Calabria si registrano temperature sotto lo zero in inverno-primavera e punte massime di oltre 45 °C in estate, con un periodo secco da tre a cinque mesi a partire da maggio (caratteri ambientali tipici dell’aree interna siciliana).
Proprio nelle aree interne siciliane, i limiti ambientali non consentono la scelta di alternative colturali e rendono problematica, oggi, una programmazione quali-quantitativa delle produzioni cerealicole. Infatti, l’imprevedibilità dell’andamento climatico, l’irregolare distribuzione delle precipitazioni nel corso dell’anno ed i conseguenti imprevedibili lunghi periodi siccitosi, rendono instabili le produzioni sia in termini di rese unitarie che di standard qualitativi.
Oltre a ciò, va considerato che il mantenimento di una cerealicoltura competitiva è particolarmente problematico per la nota debolezza strutturale ed educativa, principalmente a causa del modesto livello complessivo, pubblico e privato, la carenza di risorse disponibili, di risorse umane qualificate e di mezzi per attività di ricerca e sviluppo.
Per questo segmento della filiera occorre diversificare i processi di trasformazione ed i prodotti finiti puntando allo sviluppo di nuovi prodotti ad alto valore nutrizionale e dietetico.
La riduzione delle superfici destinate al grano duro anche a causa della mancanza di convenienti scelte colturali sostenibili, la conseguente riduzione della domanda di seme, l’esigenza di aggiornare il livello tecnologico dei processi di trasformazione e di tutti i segmenti della filiera, la mancanza di sistemi di tracciabilità e rintracciabilità che garantiscano le informazioni dichiarate in etichetta e la sicurezza alimentare, punto di forza per lo sviluppo di strategie di penetrazione in nuove aree di consumo conferendo competitività al settore su un mercato globalizzato, costituiscono pressanti esigenze per il ricorso ad una strategia R&S innovativa con il concorso della ricerca pubblica.
Nello specifico una concreta ed incisiva azione di R&S dovrebbe:
promuovere sia lo sviluppo di nuove varietà con caratteristiche di resistenza, qualità e produttività, che di sistemi colturali ad alta suscettibilità economica e ambientale, capaci di garantire maggiormente la produzione e quindi il reddito;
sviluppare nuovi prodotti basati su varietà migliorate e varietà locali per creare nuovi sbocchi sul mercato delle produzioni di qualità anche attraverso lo sviluppo di mirate azioni di marketing;
assicurare la tracciabilità/rintracciabilità e sicurezza della materia prima e dei prodotti derivati per garantire qualità, valore biologico, salutistico e sicurezza alimentare.
Nelle produzioni zootecniche, ancora più che in altre filiere, riveste importanza il concetto di tracciabilità e quello conseguente di rintracciabilità. Si prevede di mettere a punto un sistema di “tracking” dei prodotti lungo la filiera, allo scopo di garantire la tutela della qualità in tutti i segmenti della catena, dalla risorse genetiche di partenza, al processo produttivo, alla qualità della materia prima ottenuta in campo, alla trasformazione in prodotti zootecnici ed alla qualità di questi ultimi. Esso potrà basarsi su descrittori di specificità identificabili nel prodotto fresco e in quello trasformato, associabili a caratteristiche genetiche, fisiologiche, chimiche e chimico-fisiche delle matrici vegetali monitorate. L’indicatore più informativo è sicuramente rappresentato dalla tipizzazione/certificazione genetica. In questo modo, dal prodotto destinato al consumo è possibile risalire ai lotti di partenza e quindi verificare se nei vari passaggi dell’intera filiera ci sia stato il rispetto dei disciplinari previsto dalle normative in materia. Nel settore zootecnico, le produzioni con il metodo biologico sono regolate dal dispositivo normativo emanato nel 1999 (Reg CEE 1804) e include specifiche che interessano molti aspetti rilevanti della gestione di un allevamento (sistemi di stabulazione e di governo degli animali, criteri di alimentazione e di razionamento, indicazioni sulla scelta della razza da allevare, sistemi di profilassi e gestione degli aspetti sanitari, gestione delle deiezioni). Il lattiero-caseario, peraltro, rappresenta il comparto di punta nelle vendite di prodotti biologici della grande distribuzione.
Infine, per comprendere i criteri che hanno ispirato la costruzione di questo programma, occorre ricordare la nozione di “sostenibilità”, la quale include la qualità del prodotto, determinata dalle sue proprietà intrinseche igienico-sanitarie, chimiche, organolettiche, nonché le “esternalità” procurate all’ambiente da questi sistemi colturali (tutela del territorio, salvaguardia del paesaggio, benessere animale, minore erosione dei suoli, minore perdita di biodiversità, minore eutrofizzazione delle falde).
Ed infine, il settore dell’olio di oliva che sta pian piano raggiungendo elevatissimi livelli di eccellenza, ha ancora necessità per continuare ha mantenere ed  acquisire nuove quote di mercato,  incisive azione di R&S per effettuare un salto, passando da produzione agricola da autoconsumo a settore d’investimento imprenditoriale, salvaguardando la specificità delle produzioni isolane.